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Lunedì, 30 Dicembre 2013 01:00

#RaccontiBrevi di giovani autori: [Terra!]

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Per ultimo se ne era andato il capitano: senza dire una parola era finalmente uscito dalla sua cabina, portando faticosamente con sé il suo grosso armadio, un armadio orribile e di pessimo gusto, ma galleggiante.  Nonostante la situazione critica eravamo rimasti tutti estasiati dalla dignità e austerità che riusciva a sfoggiare il Capitano abbandonando la sua nave: i suoi passi erano lenti, accompagnati dal suono rotondo delle suole dei suoi stivali che con cadenza marziale calpestavano le assi in legno del ponte, e il suo volto aveva un'espressione severa, di pietra. Probabilmente non era altro che una messinscena, nel suo intimo era spaventato e disperato come tutti noi, ma immagino che, consapevole di riuscire a sopravvivere e tornare in madre patria, non voleva che si sarebbe diffusa la notizia di una sua fuga indecorosa. Certo, sempre che noi vi avremmo mai fatto ritorno. Con l'aiuto dei pochi mozzi rimasti si era fatto calare in mare a bordo della sua scialuppa di fortuna, in compagnia del suo fedele secondo, il cui scopo era naturalmente remare e governare la scialuppa-armadio. Si era portato, inoltre, una grande quantità di viveri e la sua argenteria privata, scelta che non ho mai capito, qualsiasi cosa non sia utile o commestibile non è che un peso inutile in mezzo al mare.

Lentamente, a causa del peso, si era infine allontanato anche lui, il capitano Francisco Armando Martinez. Un buon capitano, forse non il più competente, ma aveva la rara, se non unica, capacità di trattare con dignità e rispetto qualunque persona sotto il suo comando, che si trattasse dell'ultimo dei mozzi o del suo secondo in comando. Credo che questo lo rendesse un grand'uomo, degno di onore. Dopo che era sparito all'orizzonte siamo rimasti a lungo in silenzio, come a prenderci il tempo per realizzare che non avevamo più un capitano, né un navigatore, né un cuoco, né un marinaio. Del commerciante potevamo farne a meno. Del nostro equipaggio di esperti marinai e navigatori non eravamo rimasti che noi, sei mozzi senza arte né parte.

In quel momento, realizzato questo, qualcosa dentro di me stava nascendo. Non c'era più un equipaggio, né una gerarchia, né un ordine, non ero più un semplice mozzo. Ero un semplice essere umano, e in quanto tale potevo essere qualunque cosa. Potevo essere perfino capitano di quella nave distrutta e senza speranza. Mi ero liberato di un fardello che fino a quel momento non mi rendevo nemmeno conto di avere: ero un uomo libero. Libero e spacciato. Nasceva in me la voglia di combattere, di godermi la libertà scoperta e di essere qualunque cosa volessi. Non avendo nessuna nozione specifica su come riparare la nave, su come governarla e sull'orientamento, ho dovuto improvvisare.

Per prima cosa serviva una vela: così, non potendo riparare quella che avevamo, completamente stracciata, ho pensato che anziché avere un'unica, grossa vela, potevo farne tante piccole. Con l'aiuto degli altri ho strappato piccoli drappelli dalla vela, non più grossi del busto di un uomo, e li abbiamo fissati nei posti più svariati.

Per quanto riguarda il timone, invece, nessuno era in grado di ripararlo. Eppure Joshua, un giovane mozzo poco più che ventenne, ci aveva stupito: nessuno di noi era a conoscenza di questa sua particolarità, ma è sempre stato appassionato di ingegneria, ed essendo dotato di una mente brillante e sveglia gli basta osservare per capire il funzionamento di ogni cosa. Inoltre la sua mente creativa ha fatto sì che in segreto elaborasse congegni e invenzioni frutto solamente del suo intelletto. Fino a quel giorno aveva sempre taciuto al riguardo, limitandosi al suo ruolo di basso profilo, ma non era più un mozzo, e la sua abilità è stata provvidenziale.
Utilizzando solo il materiale presente sulla nave, ossia corde, una scarsa quantità di legname e chiodi, era riuscito ad elaborare e costruire un nuovo sistema per manovrare la nave senza l'uso del timone, sfruttando un meccanismo simile ma molto più semplice ed efficace. Un meccanismo flessibile, capace di resistere agli urti e alle intemperie, ma al contempo solido e robusto.


Letto 4864 volte Ultima modifica il Domenica, 29 Dicembre 2013 19:44
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