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Detti latini

Detti latini

Nel passato conoscere le risposte era prerogativa di Saggi e Iniziati, rigorosamente vincolati al segreto, eppure esiste un filo d'oro che collega tutte le civiltà e che ha permesso di portare fino ai tempi attuali gli insegnamenti dell'antica Saggezza, che comprendono le risposte alle domande primordiali che ogni uomo che comincia a sollevarsi dalla massa bruta, si pone nel suo intimo più profondo: chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo?

Intere scuole di filosofia hanno tentato, e ancora lo fanno, di proporre risposte, varie e articolate come le differenze di carattere degli uomini, noi tenteremo di trasmetterle in questa rubrica.

Seneca 

(Lettere Morali a Lucilio, Libro V, XLIX, 12)

Veritatis simplex oratio est

Il linguaggio della verità è semplice.
La parola ha ancora un senso, un valore, una credibilità, ma forse, se così fosse, non esisterebbero il politici!

Iscrizione romana per Apuleio

Apuleio

(Apologia, 92,6)

 Virgo formosa, etsi sit oppido pauper, tamen abunde dotata est.

Una bella ragazza, per quanto assolutamente povera, possiede doti in abbondanza.

L'Apologia di Apuleio conosciuta anche come "Pro se de magia" (=Difesa in suo favore per l'accusa di magia), è la trascrizione del discorso difensivo pronunciato, dallo stesso autore, al processo per magia del 158 d.C.

Fedro

(Favole, Libro I, 4,1)

Amittit merito proprium qui alienum appetit 

Perde giustamente il proprio chi desidera l'altrui.

È la morale della favola: "il cane che porta la carne attraverso il fiume".
L'animale, per afferrare l’ombra più grande riflessa nell’acqua, finì col perdere anche il pezzo di carne che teneva tra i denti.

illustrazione moderna di una gru che infila il becco nella bocca del lupo siamo in una steppa la gru è a sinistra bianca ha strisce nere sulla gola fino in testa dove ha una macchia rossa sulla testa, il lupo è a destra è più piccolo della gru ma si vedono degli affilatissimi denti

Fedro

(Favole, Libro 1, 8, 1)

Qui pretium meriti ab improbis desiderat, peccat

Chi vuole farsi pagare i favori fatti ai cattivi, sbaglia due volte.

È la morale della favola esopiana. Il Lupo e la Gru. Il lupo con un osso infilato nella gola prometteva un premio a chi glielo avesse estratto. La gru gli fece la difficile operazione, ma quando chiese una ricompensa si sentì rispondere:

Ingrata, dopo aver ritirata la testa incolume dalla mia bocca hai ancora il coraggio di fare simili richieste ?

una lapide con scritto: errare humanum est

Publilio Siro

(Sententiae)

Amor extorqueri non pote, elabi pote.

L'amore non può essere estirpato, ma fatto scivolar fuori lentamente.

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