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Il 1° gennaio 2002 entra in circolazione l'euro

Il 1° gennaio 2002 (22 anni fa) in Italia e in altri undici Paesi entra in circolazione la moneta unica europea (Euro) che nell’arco di due mesi manda in pensione le vecchie valute nazionali. Giunge così a compimento quel processo di unificazione economica-monetaria iniziato con il Trattato di Maastricht, sottoscritto nel 1993.

Nel Trattato erano stati fissati i parametri economici che ogni Stato doveva raggiungere in vista dell’adozione della moneta unica. Per quanto concerne il nome, si era iniziato a parlare di Ecu (dall'acronimo inglese European Currency Unit, o "Unità di conto europea"), ipotesi poi scartata per la presenza di un omonimo termine sia nella lingua inglese che in quella francese (in questo secondo caso significa “scudo”), e per l’equivoco fonetico che si poteva creare nella lingua tedesca tra l’espressione ein ecu, cioè "un ecu", e eine kuh, ossia "una mucca", entrambi pronunciati alla stessa maniera.

A partire dal Consiglio europeo di Madrid del 1995 era stata accettata, in via definitiva, la dicitura Euro (ridotto a EUR nel codice internazionale), come forma abbreviata di Europa. Come simbolo, a seguito di un sondaggio pubblico, era stato adottato la "€", versione stilizzata della lettera “E” modellata sulla greca epsilon (ε).

Si arriva al 2002, anno dell’introduzione ufficiale con l'emissione di otto monete metalliche (si va da 1 centesimo a 2 euro) e sette banconote di diverso valore (da 5 a 500 euro). Le prime, che alternano i colori rame, oro e argento/oro, hanno un lato comune e l’altro che ritrae personalità illustri, monumenti e opere d’arte dei rispettivi paesi (per le monete italiane si va dal Colosseo impresso sui 5 centesimi all'immagine di Dante Alighieri sui 2 euro).

Le banconote, invece, hanno un aspetto uniforme in tutti i contesti e variano nel colore e nelle dimensioni a seconda del taglio; il tratto comune è legato al disegno che rappresenta l’architettura europea in vari periodi storici, richiamata sul fronte da finestre o passaggi, sul retro da ponti che simboleggiano i collegamenti tra gli Stati dell’Unione. A differenza delle vecchie banconote, queste non sono in carta semplice, bensì in puro cotone, aspetto che le rende più resistenti e difficili da falsificare.

Ad adottare il nuovo conio sono dieci paesi dei dodici firmatari di Maastricht (Belgio, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna) più Austria e Finlandia. Una deroga speciale rispetto agli accordi di Maastricht permette a Regno Unito e Danimarca di conservare, senza alcuna scadenza temporale, le rispettive valute nazionali.

In Italia dopo 140 anni di storia, iniziata all’indomani della conquista dell’Unità, la Lira perde il suo primato fino al definitivo pensionamento del 28 febbraio 2002 (termine che fa cessare il suo corso legale insieme a quello delle altre undici valute). Da questo momento gli italiani non possono più utilizzarla per i pagamenti, ma hanno dieci anni di tempo (29 febbraio 2012) per andarla a cambiare alla Banca d’Italia.

Sebbene i tassi di cambio tra l’euro e le vecchie monete siano determinati in base al valore di queste ultime registrato sul mercato al 31 dicembre 1998, soprattutto in Italia si verificano evidenti anomalie nella conversione dei prezzi con forti aumenti nel mercato dei generi alimentari, dei beni immobili e di consumo, che riducono il valore della valuta e di conseguenza il potere d'acquisto dei consumatori. In altri casi, come per i beni durevoli (elettrodomestici, telefonia, etc.) si assiste a una leggera diminuzione.

Totalmente capovolto, a favore dell'euro, il rapporto con le altre valute, in primis con il dollaro statunitense, rispetto al quale fa segnare una serie di quotazioni record, toccando la punta massima nel luglio 2008 con 1,60 dollari per 1 euro. Negli anni a seguire, l'ingresso di Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania (quest'ultima da gennaio 2015) porta a diciannove il numero dei Paesi che utilizzano l'Euro.

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